Il gioco nella relazione di cura: l’improvvisazione musicale prende corpo (seconda parte)

 

Sabato 27 gennaio si è concluso il secondo modulo del seminario di formazione lasciando molto soddisfatte le partecipanti.

Una giornata ricca di studio, di analisi di casi tramite video, di esperienze pratiche con giochi musicali vissuti sopra il pianoforte a coda.

Ma andiamo con ordine.

Il corso proponeva due moduli: un primo di esperienza diretta, l’andare a bottega, unico vero luogo di apprendimento di qualunque arte; a seguire un secondo modulo per dare parole alle esperienze favorendo conoscenza e consapevolezza. Tutte le parole del mondo infatti, non possono raccontare del corpo quando è persona, identità, emozioni, pensieri, desideri. Eppure senza parole che raccontino, non vediamo e non capiamo ciò che si manifesta.

Ecco allora il senso del secondo modulo: una giornata dedicata a sperimentare in prima persona giochi e proposte.

“La sapienza è figlia dell’esperienza” (Leonardo Da Vinci)

Ciò che si apprende facendo, resta nella pelle, offrendo poi molteplici possibilità di trasformare le proposte declinandole per il bisogno del bambino che abbiamo davanti a noi in ogni momento.

Obiettivi del seminario erano, infatti, vivere la Musicoterapia Umanistica nella Relazione Circolare, attraverso contenuti teorici ed esperienze pratiche; acquisire consapevolezza di sé e di come nella relazione con l’altro entra in gioco il proprio corpo con i suoi vissuti e le sue emozioni; acquisire strumenti e tecniche per creare situazioni di gioco con il bambino con danno neuromotorio.

Siamo partite dalla parola GIOCO, parola ricca di significato, troppo bistrattata e  molto spesso mal utilizzata. Il gioco è una cosa seria.

E i bambini lo sanno. Un conto è giocare in modo autentico, coinvolgersi, vivere l’esperienza del gioco senza secondi fini. Un conto è camuffare attività riabilitative o di apprendimento con la scusa del gioco. Sotto forma di gioco. Non è la stessa cosa. E’ tradimento.

Oggi le neuroscienze ci vengono in aiuto. L’apprendimento vero si realizza se c’è piacere, coinvolgimento emotivo, partecipazione sincera a quanto si fa.

Il gioco presuppone intenzionalità, scelta, obiettivi, regole. IL GIOCO non conosce tempo. Mentre giochiamo perdiamo la concezione del tempo e dello spazio. Il gioco richiede e genera attenzione e concentrazione. Essere catturati da tutto ciò che ci circonda non è giocare, e essere schiavi delle sollecitazioni esterne.

Per giocare è necessario scegliere. E la capacità di scegliere è alla base della libertà.

Come guidare un bimbo che non riesce a giocare, a conquistare questa dimensione così fondamentale per la sua crescita? Se è un bimbo che cambia continuamente gioco, attività, materiale, punto di interesse, sta veramente giocando? O forse sta solo vagando qua e là, seguendo quello su cui i suoi occhietti si soffermano per un attimo?

Come far sorgere l’attenzione? L’ascolto? Come fermare uno sguardo per attivare la coordinazione occhio mano e suonare insieme uno strumento? Come assaporarne il timbro, imitarlo nell’onomatopea?

La mattinata è passata velocemente, analizzando i video del lavoro svolto in presenza dalle partecipanti nel primo modulo di dicembre 2023.

Rivedersi è stata un’esperienza molto formativa. Abbiamo osservato come l’incontro condotto non solo dalla musicoterapeuta e dalla co-terapeuta sia stato efficace, ma anche la presenza delle corsiste: interventi mirati e discreti, attimi di gioco che hanno saputo ricondurre il bambino al focus di attenzione, sguardi che si incrociano soffermando quello del bimbo sui movimenti della bocca dell’adulto che canta per lui, con lui.

Creare consapevolezza nei gesti e nei modi del musicoterapeuta è parte del percorso formativo. Ogni minimo movimento può favorire la relazione con il bambino o ostacolarla, può generare ascolto o distrarre, può suscitare il desiderio di comunicare, di imitare, di proporre, o inibire l’iniziativa del bambino stesso.

La formazione  in musicoterapia è un percorso lungo, impegnativo, ma altrettanto affascinante.

Nel pomeriggio a turno le partecipanti sono salite sul pianoforte a coda. Rimanendo a lungo distese, in ascolto della musica improvvisata sul loro respiro e sui giochi creati con catenelle colorate o nacchere, hanno saputo assaporare su di sé e dentro di sé i benefici che il dialogo musicale può generare.

Essere accarezzate dalle catenelle in tanti modi diversi, sentire il picchiettio della nacchera sotto i piedi, sulle mani, sulla punta delle dita…. Come generare ascolto di sé, interiore? Come riportare l’attenzione della persona all’ascolto dell’altro e di quanto la circonda? Possono semplici giochi ritmici produrre risultati tanto grandi e significativi? Come toccare l’altro, far sentire la presenza rassicurante, senza essere invasivi?

Il suono è onda di energia. Sopra il coperchio del pianoforte a coda la persona è immersa in una molteplicità di onde sonore che la massaggiano, avvolgono, accarezzano. Il tocco coerente della co-terapeuta alle sonorità improvvisate, genera una relazione circolare in cui le mani che suonano e quelle che toccano hanno la stessa energia, lo stesso peso, la stessa intenzione. E’ una relazione a quattro mani. E chi ci si trova coinvolto e direi “immerso”, ne ha un grande beneficio psico fisico, oltre a sentirsi accolto e ascoltato. Anzi forse proprio perché accolto con il dialogo tonico-sonoro, e ascoltato attraverso le mille sfumature dell’improvvisazione musicale, può finalmente rilassarsi, distendere tutti i muscoli, lasciare andare i pensieri, sperimentare un nuovo modo di essere e di porsi nella relazione con l’altro.

La giornata si è conclusa con un feedback molto positivo e l’arrivederci ai prossimi appuntamenti di formazione.

Un grazie doveroso alle famiglie dei quattro bambini che hanno permesso la partecipazione diretta delle corsiste agli incontri di musicoterapia del primo modulo e alla Fondazione Ariel che, attraverso il progetto “Suona con me”, da un anno ne sta sostenendo il costo della musicoterapia, offrendo un’opportunità unica a queste  famiglie.

Musicoterapia umanistica

Musicoterapia in gravidanza